Cosa significa progettare un atelier al nido

Uno spazio di ricerca e attività

Nell’immaginario comune l’atelier è una “stanza delle attività creative”.
Nel Reggio Emilia Approach® non è così. Non solo, almeno.
L’atelier è uno spazio di ricerca, dove materiali, luce, superfici e strumenti diventano linguaggi per raccontare il mondo.

L’atelier non è solo un laboratorio: è un luogo di possibilità. Qui i bambini:sperimentano, formulano ipotesi, combinano materiali, osservano come la luce trasforma, trasformano ciò che vedono in nuovi linguaggi.

Non si entra per “fare un lavoretto”, ma per scoprire che cosa può nascere dalla ricerca.

Il ruolo dell’atelierista (o dell’educatore in veste di atelierista) è proporre materiali con cura, osservare, documentare, introdurre tecniche senza imbrigliare, accompagnare senza dirigere.

La sua presenza è lieve, ma profonda: apre possibilità, non le chiude.

Quali materiali? Dipende dalla ricerca in corso. Eccone alcuni esempi:

  • materiali naturali (piume, legni, semi, argilla)
  • materiali trasparenti e riflettenti
  • pennelli, spatole, pigmenti puri
  • carta di varie grammature
  • tavoli luminosi
  • elementi raccolti dal territorio

L’atelier cambia nel tempo: si adatta alle domande dei bambini.

Tutto ciò che accade in atelier lo documentiamo. Perché la documentazione non è solo una raccolta di foto, ma una traccia del pensiero dei bambini. Serve per ascoltare ciò che stanno costruendo mentalmente, collegare esperienze nel tempo, restituire complessità alle famiglie, rileggere insieme ciò che è successo.

Documentare è una forma di rispetto. Un gesto importante che dimostra cura e intenzionalità.

Un gesto creativo insieme
• Raccogliete tre materiali diversi (uno morbido, uno ruvido, uno trasparente).

Luce, materiali, bellezza

costruire paesaggi di apprendimento nella prima infanzia

Gli ambienti sono paesaggi di apprendimento: cambiano il modo in cui i bambini e le bambine si muovono, si incontrano, pensano.

Nel Reggio Emilia Approach® luce, materiali e cura estetica sono strumenti educativi potenti.

La luce accoglie e sostiene. Può calmare, dare ritmo, invitare alla concentrazione, svelare dettagli.

Per questo preferiamo luce naturale o – se artificiali – calde, direzionate, mai eccessive.
La luce racconta lo spazio, crea zone intime, restituisce un senso di casa.

Meglio preferire materiali reali, vivi, non giocattoli travestiti

Legno, metallo, vetro spesso, tessuti naturali, elementi del territorio.
Ogni materiale ha una propria voce: il legno scalda, il metallo riflette, la pietra radica, il vetro illumina. Le bambine e i bambini non hanno bisogno di mille forme colorate: hanno bisogno di materiali veri che rispondono ai loro gesti, alle loro ipotesi, alla loro immaginazione.

La bellezza allora diventa una scelta educativa.Ordine, intenzione, armoniaecoerenzache nonparlano di ambienti “da catalogo”, ma di spazi che respirano: pochi elementi, cura dei dettagli, materiali che stanno bene insieme.

La bellezza calma, ispira, accoglie.
È un clima, prima ancora che un’estetica.

Ma come costruiamo bellezza nel quotidiano del nido?

  • cestini con materiali naturali
  • tavoli apparecchiati con cura
  • pannelli luminosi per esplorare trasparenze
  • angoli morbidi che invitano allo stare insieme
  • esposizioni semplici ma significative dei lavori dei bambini

Ogni elemento è un invito alla relazione e alla meraviglia.

Piccoli rituali di cura
• Create un “punto di bellezza”: un fiore, un sasso raccolto, una foto significativa.
• Dedicate cinque minuti ad ordinare lentamente un angolo di gioco.
• Provate a osservare insieme alla bambino o al bambino come cambia un oggetto se esposto ad una luce diversa.

Perché l’ambiente è il terzo educatore?

Una guida per famiglie alla visione Reggio Emilia

Entrare in un Nido Scuola non significa soltanto incontrare bambini e adulti: significa incontrare un ambiente che parla.
Parla di cura, di possibilità, di fiducia nell’infanzia. Parla anche di noi, di come scegliamo di guardare i bambini, delle attese che abbiamo nei loro confronti.

Nel Reggio Emilia Approach® l’ambiente è definito terzo educatore, accanto a bambini e adulti: uno spazio vivo, che guida e accompagna, che accoglie e suggerisce.

Ma che cosa significa realmente “terzo educatore”?

Non è una metafora poetica: è un modo molto concreto di pensare gli spazi.
Un ambiente ben progettato:

  • invita i bambini a esplorare senza bisogno di troppe parole
  • sostiene l’autonomia (posso prendere da solo, sistemare da solo, scegliere da solo)
  • dà ritmo e calma perché è ordinato, leggibile, armonioso
  • favorisce relazioni: spazi che permettono di avvicinarsi, guardarsi, costruire insieme
  • parla di bellezza: e la bellezza, per i bambini, è una forma di cura

Quando uno spazio è pensato con intenzionalità, non c’è bisogno di mettere divieti o spiegazioni continue: è l’ambiente stesso a contenere, accompagnare, proteggere.

A scuola – ma anche a casa – consigliamoangoli morbidi che accolgono senza obbligare al silenzio; tavoli bassi che invitano il gioco di gruppo; materiali naturali che raccontano la vita vera (legno, pietra, metallo, semi); luci calde che avvolgono e non illuminano tutto allo stesso modo; spazi flessibili, che si trasformano a seconda delle domande dei bambini.

Ogni oggetto è scelto perché serve a qualcosa, ma anche perché comunica una visione dell’infanzia competente, capace di ricerca e significati.

La bellezza è una forma di cura. L’estetica non è decorazione. È un linguaggio che dice: sei importante.

Un ambiente curato, pulito e armonico rende la quotidianità più serena, permette ai bambini di orientarsi, sostiene l’attenzione e il rispetto reciproco.

Come si possono applicare questi principi a casa?

Non servono grandi interventi.
Potrebbe bastare:

  • rendere accessibili pochi materiali ben scelti
  • ridurre il rumore visivo
  • creare angoli stabili e riconoscibili
  • preferire poche cose di qualità, rispetto a tante cose disordinate
  • usare luci morbide, che accolgono

Ogni spazio può diventare un piccolo messaggio di cura.

Da provare oggi:
• Osservate insieme uno spazio della casa: cosa invita le bambine o i bambini a fare?
• Rendete accessibile un solo oggetto o materiale in più e guardate come cambia il gioco.
• Spegnete la luce principale e accendete una lampada calda in un angolo: come cambia il clima?